Questa riflessione nasce dalle notizie, che in queste settimane Tg e agenzie di stampa, a margine della pandemia, con la quale ci stanno dispensando insicurezza e paura h24 da 2 anni, rilasciano sull'economia.
"Sono in arrivo aumenti del 41 per cento per il Gas e del 55 per cento per la Luce".
Aumenti che di per sé rappresentano già una stangata, ma che si aggiungeranno anche ai rincari dei beni di prima necessità alimentari, mobilità ecc.… Interi comparti dell'industria saranno costretti a fermare la produzione, mettendo a rischio oltre 500 mila lavoratori (Produzione casearia, industria delle ceramiche, vetrerie, cartiere, settore chimico, meccanico ecc...).
Il costo delle materie prime sta salendo alle stelle.
Contemporaneamente il Governo boicotta il turismo, la ristorazione, i fornitori, i commercianti, si accinge a decimare la forza lavoro delle aziende, con l'introduzione del super Green Pass e dell'obbligo vaccinale agli over 50.
Milioni di persone sospese dal lavoro, non avranno le risorse necessarie per garantire i fabbisogni quotidiani ai loro figli. Le scadenze di affitti e mutui non potranno essere pagate.
L'Europa ha anche provato a introdurre la messa a norma degli immobili, dal punto di vista energetico.
Coloro che non potranno permettersi gli aggiustamenti saranno messi nella posizione di non poterle vendere e di non poterle affittare.
Normativa che avrebbe distrutto in nostro patrimonio immobiliare che per ora non è passata, ma la storia insegna che il tema sarà riproposto e imposto come è sempre stato fatto, in questi vent'anni di euro.
La guerra per saccheggiare l'Italia è stata dichiarata con l'introduzione dell'euro. Mentre i vari Governi in Italia, dal 1992 al 2001, si affannavano a tagliare per restare dentro ai parametri, la Germania spendeva a più non posso sapendo che, dopo, non avrebbero più potuto farlo: il cambio euro-marco e il cambio euro-lira era solo formalmente simile, poiché la Germania entrava con una svalutazione competitiva mentre l’Italia doveva gestire una rivalutazione non coerente con lo stato dell’economia.
Dal 2008 al 2019 sono peggiorate le aspettative di milioni di ragazzi dell'Europa mediterranea e in particolare dell'Italia. Mentre sono migliorate quelle dei giovani dell'Europa del Nord.
Non solo è cresciuta, in questi vent'anni l'Europa dell' Est, entrata a far parte In blocco nel 2004 grazie agli interessi che la Germania rivolgeva a questi Paesi.
In un sol colpo entrarono Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria.
E arrivarono una valanga di soldi, contributi che versarono tutti i paesi europei. Ma ciò che risulta inaccettabile è, che questi aiuti sono stati elargiti senza obbligare i Paesi a sottoscrivere politiche di austerità, poiché non facendo parte dell' Eurozona, non sono sottoposti ai vincoli della Bce. Cosa significa tutto questo? Significa che in Europa si è creata una situazione di concorrenza sleale per cui viene avvantaggiata enormemente un'area a totale discapito dell'Italia.
I Paesi dell'Est d'Europa sono stati trasformati dalle Multinazionali europee in Paesi di delocalizzazione industriale e produttiva in cui si produce a basso costo.
Come possiamo spiegare i licenziamenti di lavoratori italiani di aziende che, pur facendo profitti decidono di delocalizzare la produzione dove, la manodopera costa meno se non attraverso questo svilimento dell'essere umano a tutto vantaggio di un mercato lasciato libero di operare senza alcun controllo.
Nei complessi schemi dell’elusione fiscale internazionale hanno un importante ruolo anche alcuni Stati membri dell’Unione Europea: Lussemburgo, Olanda, Belgio e Irlanda, ai quali si aggiungono Malta e Cipro. Veri e propri paradisi fiscali nell'area euro.
Ecco i gruppi italiani con sede ad Amsterdam, da Fca, Ferrero, Mediaset, Ferrari, Luxottica, per finire con Campari.
Nel paese dei tulipani anche Eni, Enel, Illy, Telecom Italia, Prysmian e la Cementir.
Il Paese formalmente non ha aliquote bassissime ma sono ridotti o inesistenti i prelievi su dividendi, guadagni da cessioni di partecipazioni, royalties.
Pertanto, quasi tutti i grandi marchi del made in Italy hanno fatto le valigie dirottando ad Amsterdam oltre 30 miliardi di euro che dovrebbero restare nelle casse italiane.
Una vera e propria beffa, a danno della piccola e media impresa, commercianti, artigiani!
È evidente quanto siano falsate e fraudolente le "regole del gioco".
In meno di 15 anni l'Italia si è impoverita a tal punto che da quarta economia mondiale era già al 23 posto con i salari più bassi tra i Paesi OCSE.
In questo periodo sono fallite ogni anno centoquarantamila aziende ed è stata distrutta la capacità di generare ricchezza. Gli italiani in questi anni di crisi profonda sono stati costretti ad indebitarsi o ad erodere i risparmi, un vero disastro.
L’economia italiana va a rotoli. È notizia di pochi giorni fa, dei licenziamenti di 1322 dipendenti di AirItaly, il governo, tramite la vice ministra allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, si è limitato a esprimere il proprio stupore, e nulla si sta facendo anche per le altre numerosissime vertenze in atto, dalla Whirlpool alla Gkn, alla fabbrica di marroni a Marradi, in Toscana, da Gianetti Ruote alla Caterpillar e così via.
L’orientamento di Draghi sulla questione economica appare a questo punto molto chiara: il mercato deve risolvere da sé i propri problemi e lo Stato non deve intervenire nell’economia.
Non interessa che migliaia e migliaia di famiglie vengano gettate sul lastrico, che i posti di lavoro siano in balia delle decisioni speculative delle multinazionali, che la domanda di beni si assottigli influendo negativamente sullo sviluppo economico.
L’obiettivo resta quello di arricchire i ricchi e impoverire i poveri.
La rivoluzione, dunque, non può che partire da noi stessi e dal desiderio di sviluppare un senso critico verso un modello di società imposto come unico assoluto.
È giunto il tempo in cui bisogna avere coraggio. Per troppi anni abbiamo abdicato alla volontà di capire, di reagire lasciando campo libero a sciacalli della politica di sinistra e destra e del mondo dell’economia non di impresa, ma di saccheggio delle risorse pubbliche.
L'indifferenza verso la res pubblica ha minato alla base la democrazia, lasciando spazio alla dittatura delle oligarchie economiche/finanziarie.
Abbiamo bisogno di rimettere al centro del dibattito politico, il valore umano in contrapposizione al capitale. Come scrive Paolo Maddalena,
"La soluzione di questo problema è tutta nelle norme, relative ai rapporti economici, di cui al titolo terzo, della parte prima della Costituzione, le quali prevedono la incostituzionalità delle iniziative economiche che non perseguono fini sociali".
Strumento essenziale per raggiungere questa finalità è l’appartenenza al demanio del Popolo sovrano di tutti quei beni e servizi necessari per assicurare una vita agevole e dignitosa.
È impossibile anche solo pensare che un governo democratico consenta legittime privatizzazioni dei beni in proprietà pubblica del Popolo, le delocalizzazioni di impresa, come è stato sancito in un emendamento della legge di bilancio e le svendite a prezzi stracciati di beni e servizi appartenenti al Popolo a titolo originario di proprietà pubblica, come si evince dagli articoli 9, 41, 42 e 43 della Costituzione
La situazione descritta mal si concilia con le dichiarazioni della informazione di regime che esalta i risultati ottenuti da quando Draghi è Presidente del Consiglio:
"Per fortuna che è arrivato Draghi che, finalmente, ci ha portato la crescita economica (+6%)."
Parafrasando Tacito, potremmo dire: “Hanno fatto un deserto e ora la chiamano ripresa".
Franco Trivero
ITALEXIT con Paragone