Quando chiude un libreria - soprattutto se in periferia - non chiude solo un'attività imprenditoriale ma anche un presidio di cultura nel contesto sociale che più ne avrebbe bisogno.
L'Orsa Maggiore è l'ennesima "vittima" del rilancio mancato di Torino Nord, con il recente lockdown che ha semplicemente accelerato un processo iniziato già anni fa.
E' inaccettabile che un'arteria come Corso Giulio Cesare, che collega l'autostrada Torino-Milano al centro città, si sia ridotta ad una lunga schiera di negozi vuoti o, al massimo, qualche minimarket etnico. Come se non bastasse, gli ultimi commercianti che provano a resistere devono poi confrontarsi con la criminalità organizzata che usa la zona come centrale operativa dello spaccio in città.
Oggi è stato il turno della libreria, domani chissà? Ciò che è certo è che una Torino a due velocità, dove le questioni della periferie non sono mai prioritarie per il sindaco di turno, è una città che rinnega le proprie radici e dunque non ha futuro.
