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- ARTIFICIAL INTELLIGENCE: TEMPESTA IN ARRIVO -

21-01-2021 12:35

Giampaolo Ferranti

Economia, Notizie, Approfondimenti, Giovani,

- ARTIFICIAL INTELLIGENCE: TEMPESTA IN ARRIVO -

Sta per arrivare un temporale, señora…di Giampaolo Ferranti e Marco Luigi Pauletto

Sta per arrivare un temporale, señora…

di Giampaolo Ferranti e Marco Luigi Pauletto

Con questa frase il benzinaio di Terminator si rivolgeva a Sarah Connor presagendo semplicemente del brutto tempo, mentre la tonante risposta “lo so” di Sarah nascondeva dietro una chiara allusione a ciò che avrebbe atteso l’umanità. Beh che dire, il film in sé è sicuramente un capolavoro degli anni ’80, ma a volte la realtà supera la finzione e quando questo succede bisogna iniziare ad aver paura. Anche perché quando un film inquietante finisce, si torna alla realtà, mentre dalla realtà non c’è via di fuga.

Se sei un genitore con dei figli, sarebbe bene che ti prendessi dieci minuti e leggessi da cima a fondo questo articolo, anche più di una volta, perché quello che troverai qui è la cosa che va più vicina alle tue preoccupazioni di genitore.

Come mai questo parallelismo con quel film? In realtà è semplice se si guarda a ciò che l’Europa non vuole guardare: i dati. Fuori dall’UE infatti si fa un gran parlare di “disruption”[1] mentre qui pensiamo solo a tirare avanti la carretta di un’industria ormai al capolinea. Se si vuole essere tra i migliori bisogna sempre essere sul pezzo e l’Unione ha scelto volutamente di restare indietro almeno da 30 anni. Ma qual è la nostra colpa? E’ questo il tema principale di questo articolo.

Cosa sta accadendo da dieci anni a questa parte che l’Europa sta inspiegabilmente ignorando? L’UE sta ignorando l’impatto che la terza ondata di investimenti in intelligenza artificiale avrà sul mondo del lavoro, soprattutto su quello dei paesi membri, ignare vittime della perdita della loro moneta.

Dovete sapere che mentre voi siete cresciuti col falsissimo mito delle prodezze dell’ingegneria tedesca, il mondo andava avanti e si dotava di strumenti che la Germania (come tutti gli altri paesi europei) oggi si può solo sognare. E sono gli stessi strumenti che metteranno il cappio al collo a tutti i cittadini europei. Se pensate che stiamo esagerando, quando vedrete i dati vi ricrederete.

Da quando l’Italia è entrata stabilmente in Europa siamo passati dall’essere la quarta potenza mondiale all’essere il fanalino di coda di un macchinario in avaria [2]. Questo è accaduto perché ci siamo letteralmente svenduti a Francia e Germania grazie all’operato di Governi imbarazzanti, ma quello che non tutti sanno è che anche loro oggi sono messi male, e non per il Covid.

Come abbiamo già detto la terza ondata di investimenti in intelligenza artificiale sta letteralmente cambiando le regole della partita e l’Europa intera è rimasta al palo, cercando di eccellere in un modello vecchio e destinato ad essere spazzato via dal nuovo che avanza. Sulla base di cosa diciamo questo? Ci sono istituti di tutto rispetto che lavorano all’analisi del mondo del lavoro della prossima decade e nessuno di questi da proiezioni positive. In particolare vorremmo porre l’attenzione sulle proiezioni del McKinsey Global Institute riguardo al futuro del mercato del lavoro europeo da qui al 2030. L’indagine si basa in realtà su un’analisi che la stessa McKinsey ha svolto nell’era pre-Covid e che già all’epoca faceva emergere dei problemi serissimi.

Cosa ci deve allarmare di queste proiezioni? innanzitutto la grandezza dei numeri in questione. Infatti il McKinsey stima che, tra Covid e disruption indotta dalle intelligenze artificiali, in Europa ben 86 milioni di lavoratori rischiano di perdere definitivamente il loro lavoro. Stiamo parlando quasi del 40% dei posti di lavoro disponibili nel continente [3].

 

 

Alcuni settori hanno già subìto una forte contrazione ma nei prossimi dieci anni andranno incontro ad una rivoluzione che come mai prima d’ora creerà immense sacche di disoccupazione. Il report per esempio, parlando di percentuali di lavori potenzialmente spazzati via dalle AI, dice che un buon 70% del settore delle vendite all’ingrosso e al dettaglio, il 95% della ristorazione, il 60% di trasporti e costruzioni, il 45% dell’amministrativo e in generale il 30-35% di tutti gli altri settori (pubblica amministrazione, finanza, salute, istruzione, arte etc…) affronteranno questa crisi senza precedenti.

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Qualcuno di voi potrebbe pensare: “si ma questo avverrà perché l’Italia è corrotta ed è rimasta indietro… gli altri paesi invece sono seri”. Peccato che noi siamo talmente indietro che subiremo questa apocalisse lavorativa meno di altri paesi che oggi molti di voi reputano “seri”. Guardate la mappa che mostra il McKinsey (figura 3):

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Quello che salta subito all’occhio è che l’Europa è spaccata in due. Da un lato avremo dei paesi che cavalcheranno l’onda e dall’altro dei paesi che si ritroveranno un problema. A cavalcare l’onda ci saranno i soliti noti (Gran Bretagna, Spagna, Francia, Svezia) e degli insospettabili (come la Grecia per esempio) che vedranno un incremento di posizioni lavorative anche del 10%; dall’altro lato invece abbiamo praticamente tutta l’Europa dell’Est, il Portogallo, il sud Italia ma soprattutto l’insospettabile Germania a dover far fronte ad una decrescita lavorativa che oscilla tra il -5 e il -15%. Preparatevi.

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Come potete vedere nella figura 3, chi non avrà almeno delle competenze tecnologiche e non avrà elevate capacità cognitive sarà semplicemente nel baratro da qui a 10 anni. Non possiamo più approcciare la società come se fosse quella in cui sono cresciute le generazioni degli anni ’50 e ‘60. Il mondo cambia molto in fretta e bisogna guardare in faccia questa drammatica realtà. Per molti potrebbe suonare come un fortissimo schiaffo, ma è molto peggio se non reagirete. Quello che viene delineato dal McKinsey è uno scenario in cui chi avrà scelto di non coltivare le sue capacità e soprattutto la conoscenza, verrà considerato “inutile” dalla società, la quale non avrà nemmeno gli strumenti per poterlo reintegrare. E non li avrà perché mentre il resto del mondo si preparava a questa ondata di cambiamenti, in Europa giocavamo a fare gli industriali dell’800. E soprattutto Francia e Germania giocavano a Risiko spartendosi gli altri paesi, col favore dei Governi dei paesi soggiogati, che erano e sono corrotti fino al midollo da ideologie superate.

 

A questo punto forse sarete ancora preda di qualche egoistico istinto di sopravvivenza e magari starete pensando che il vostro problema di genitore è quello di cercare di mandare i vostri figli via da questo paese e di farli andare a studiare e lavorare in Cina o in America. Beh, ci dispiace ancora una volta contraddire le vostre illusioni, ma siamo nella condizione in cui questo discorso non è più fattibile.

Dovete infatti capire che la laurea non è un lasciapassare per il successo. Oggi una laurea in qualsiasi disciplina, anche in facoltà scientifiche, è a malapena “l’asilo” delle capacità richieste dal mondo di oggi. Non basta sedersi al tavolo da poker e aver letto il manuale delle istruzioni per giocare a poker con i campioni del mondo… Ci vuole ben altro!

Posto che la laurea è uno strumento indispensabile per le generazioni di oggi, non è che la base. Quasi tutti i laureati oggi galleggiano al pelo sopra un oceano di disperati e non è che hanno chissà quante possibilità in più rispetto a loro. Vi basti pensare agli stipendi di un laureato oggi, vergognosamente bassi, indegni rispetto alla loro preparazione. Di sicuro tutto ciò non rientra nel 40% della popolazione più ricco.

Beh, i dati rivelano che il trend della forbice sociale degli ultimi 40 anni è costante [4]: l’1% più ricco degli Stati Uniti negli ultimi 40 anni ha raddoppiato la propria ricchezza, mentre il 50% più povero l’ha dimezzata. E per dare un’idea di cosa significa orientativamente 50% più povero, in merito alla popolazione italiana possiamo dire che vi rientra chiunque guadagni meno di 30.000€ lordi l’anno. E se i vostri figli faranno gli impiegati (destinazione tipica di gran parte dei laureati), il loro reddito lordo annuo per un sacco di tempo non sarà troppo distante da quelle cifre, quindi continueranno a galleggiare al pelo su quell’oceano di disperati… il tutto mentre l’1% più ricco della popolazione (cioè gente che in America ha patrimoni netti di decine di miliardi di dollari) ha raddoppiato la propria ricchezza. Se non vi fa incazzare tutto questo vuol dire che avete già rinunciato a lottare per il futuro dei vostri figli. E nel futuro a breve termine questa disparità aumenterà vertiginosamente perché tutti i settori chiave finiranno nelle mani di pochissime persone (tutte appartenenti a quell’1%) che intrappoleranno il resto della società all’interno di una domanda prigioniera, facendo letteralmente da spartiacque tra chi può comprarsi la vita e chi deve morire. Se non ci sarà uno Stato sovrano ad opporsi a questo attraverso leggi ad hoc, attraverso massicci e costanti investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore e attraverso piani di riassorbimento delle ingenti fette di disoccupati che questa rivoluzione produrrà, lo scenario dipinto sarà ben più di una proiezione su un pezzo di carta.

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Ora tutti noi paghiamo questo e l’Europa è destinata a trasformarsi nella nuova Africa. L’unica chance di mettere un freno a tutto questo è il ripristino delle sovranità nazionali, con conseguente abbandono di qualsiasi ideale fallito di unità europea, no borders, globalismo e liberismo. L’unica possibilità che abbiamo è quindi quella che gli Stati tornino a fare gli Stati, appropriandosi di nuovo della loro valuta nazionale e liberandosi da qualsiasi vincolo sul tasso di cambio nominale e sul deficit. Ci sono quindi delle strade che possiamo intraprendere da subito per arginare gli effetti di questo cambiamento, sotto vari punti di vista:

 

-         Da un punto di vista economico abbiamo come unica possibilità di salvezza quella di stracciare i trattati europei e abbandonare l’euro. Non è propaganda, è semplicemente la realtà dei fatti. All’interno della sovrastruttura europea i paesi non hanno e non avranno la possibilità di mettere un reale freno a questi cambiamenti. Solo uno Stato sovrano può optare per un piano di lavoro garantito che limiti il dissesto lavorativo che verrà. In Europa non ci sarà mai chance per tutto questo ed è scritto nero su bianco nei trattati. Nessuno “cambierà mai l’Europa dall’interno”.

 

-         Da un punto di vista politico, solo col ripristino della sovranità monetaria abbiamo la possibilità di creare dei poli tecnologici diffusi che lavorino a pieno regime sulle AI, impiegando persone, creando progresso e tecnologia e reintegrando la qualità che abbiamo lasciato scappare all’estero; inoltre soltanto uno Stato che ha i suoi pieni poteri sovrani può permettersi di comprarsi i brevetti sulle AI per fornire quei servizi essenziali ai cittadini senza che questi debbano vendersi un rene per permetterseli.

 

-         Da un punto di vista individuale infine, tenete presente che con i mezzi di oggi l’ignoranza è una scelta ed è una scelta che non ci possiamo più permettere. Studiate, studiate e ancora studiate. Perdere tempo è un lusso di cui l’umanità ha abusato troppo a lungo e che d’ora in avanti non sarà più “indifferente”. D’ora in poi costerà caro in primis a sé stessi. Impiegate il vostro tempo in modo fruttuoso perché il momento è davvero delicato e perdersi per strada nel periodo sbagliato della propria vita potrebbe essere un errore irrecuperabile.

 

Questo è probabilmente l’unico pacchetto valido per mettere un argine a tutto questo, qua si parla di progresso vero, mica di quelle quattro stupidaggini starnazzate dalle ochette e dai radical chic della sinistra italiana.

 

Sta per arrivare un temporale, señora”… adesso però rispetto a prima avete un ombrello e potete dire anche voi “lo so”. Sappiate che subire passivamente significa rinunciare a lottare, mentre qui abbiamo dato le soluzioni per questo problema. E se, come mi auguro, volete lottare per il futuro dei vostri figli non potete esimervi dal reagire e quanto meno dal riflettere su ciò che vi abbiamo detto.

Possono arrivare tempi migliori ma tutto questo dipenderà esclusivamente dalle nostre scelte.

 

[1] https://www.ilsole24ore.com/art/la-disruption-e-moda-ma-spesso-viene-confusa-l-accelerazione-tecnologica-AClycWT Da un articolo di Giovanna Prina  (REUTERS) Il Sole 24Ore: “La disruption è di moda, ma spesso viene confusa con l’accelerazione tecnologica - Il vero cambiamento richiede una completa riscrittura dell’insieme più ampio delle conoscenze e dei modi di organizzarle.

La parola disruption sta diventando da qualche tempo sempre più presente nei convegni, nelle presentazioni, nelle conversazioni legate al business. Il suo significato è «rottura» e indica cambiamenti repentini che portano a modi nuovi e differenti, rispetto al passato, di fare, pensare o interpretare ciò che ci circonda. Il termine è oggi spesso collegato all’innovazione e al mondo della tecnologia digitale.”

FONTI:

[2]   Massimo Bordin (2019), Italia Quarta Potenza Mondiale nel 1991. Trova le Differenze rispetto ad oggi, scenarieconomici.it

[3]   Sven Smit, Tilman Tacke, Susan Lund, James Manyika & Lea Thiel (2020), The future of work in Europe, McKinsey Global Institute

[4]   Facundo Alvaredo, Lucas Chancel, Thomas Piketty, Emmanuel Saez & Gabriel Zucman (2018), World Inequality Report, Oxfam

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