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RECOVERY FUND: FONDAMENTALE PER LA RIPRESA (IN GIRO) DELL'ITALIA

14-01-2021 22:34

Pierfranco Luciani

RECOVERY FUND: FONDAMENTALE PER LA RIPRESA (IN GIRO) DELL'ITALIA

RECOVERY FUND: FONDAMENTALE PER LA RIPRESA (IN GIRO) DELL'ITALIA a cura di Pierfranco Luciani  Per quelli che non hanno mai approfondito le relazioni

 

 

 

RECOVERY FUND: FONDAMENTALE PER LA RIPRESA (IN GIRO) DELL'ITALIA

 

a cura di Pierfranco Luciani

 

Per quelli che non hanno mai approfondito le relazioni fra risparmio e spesa pubblica o fra risparmio e investimenti, cioè per quelli che credono ancora nella teoria dei fondi prestabili, la favoletta del Recovery Fund è da libro Cuore.

La favola parla di un popolo (quello italiano) che la natura matrigna ha reso improvvisamente povero. Un popolo che, depauperato da anni di CAF, baby pensioni, tangentopoli, populisti ignoranti e fascisti (adesso anche negazionisti), ridotto alla fame, incontra sulla sua strada una signora magnanima chiamata Europa che gli offre l’opportunità storica (dicono loro) di rialzarsi.

Nella vulgata collettiva degli ex internazionalisti comunisti ed ora, per colpa di un muro crollato, internazionalisti europei, senza i laboriosi popoli dell’Europa del nord noi, spaghetti e mandolino, non avremmo scampo. Saremmo spacciati!

Già le vedo le scene che appaiono nella loro immaginazione. Il frugale olandese che torna a casa, dopo un giorno di duro lavoro, consegnando lo stipendio alla moglie, le raccomanda di farne buon uso perché una parte servirà per aiutare quegli scansafatiche degli italiani.

Sembra una barzelletta, ma è proprio quello che pensano gli europeisti convinti. Un paese come l’Italia, per loro, sarebbe spacciato senza il Recovery Fund. Ma scusate, le autostrade, l’industria chimica, le acciaierie, l’industria aeronautica, le centrali elettriche, le ferrovie ecc. ecc. a chi le dobbiamo?

Pensano che uno Stato non sia in grado di fare le sue politiche economiche ed industriali se non viene aiutato da chi invece ha la capacità di accumulare risparmi.

Loro pensano che sia il lavoro a creare i soldi! Vi ricordate il tweet di Fiano? “. . nelle economie moderne il denaro non si crea ma ci si indebita per produrre il denaro che serve”. Hanno anche il coraggio di chiamarci populisti ignoranti se interveniamo in qualche loro chat. Chissà come spiegherebbero allora il grafico qui sotto! Dovrebbero sapere (ma non lo sanno) che il bilancio di una banca centrale si espande quando si esportano merci o si importano capitali oppure si aumenta la base monetaria. Detto volgarmente, in massima parte, quando la banca centrale stampa denaro.

Ma davvero gli internazionalisti europei (ex internazionalisti comunisti) pensano che la Von der Leyen giri col cappello in mano per convincere i virtuosi paesi del nord ad aiutare quegli sporcaccioni degli italiani?

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Ma lo vedete dal grafico che l’Europa affoga nella liquidità creata dalla BCE? E’ attraverso i prestiti, rappresentati dai titoli e da tutto l’altro armamentario fantastico dei derivati, che la finanza estrae valore dall’economia reale (cioè da noi) creando denaro dal denaro.

Se nessuno emettesse moneta, in una economia monetaria, chiunque volesse attingere ai risparmi accumulati dovrebbe pagare interessi sempre più alti per convincere qualcun altro a disinvestire quelli che ha già, fermo restando che una parte di moneta liquida deve essere mantenuta in circolo per gli scambi commerciali e non potrà mai essere usata per acquistare titoli. Se non emette denaro uno Stato lo devono fare le banche private!

Proseguendo nel festival della fantasia e dei luoghi comuni è poi imbarazzante sentir parlare di pioggia di miliardi e di soldi regalati senza condizioni.

Il giorno 10/01/2021 la Commissione Bilancio del Parlamento Europeo ha approvato un documento (Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council establishing a Recovery and Resilience Facility) che all’art. 9 (Measures linking the Facility to sound economic governance) recita:

“The Commission shall make a proposal to the Council to suspend all or part of the commitments or payments where the Council decides in accordance with Article 126(8) or Article 126(11) TFEU that a Member State has not taken effective action to correct its excessive deficit, unless it has determined the existence of a severe economic downturn for the Union as a whole in the sense of Articles 3 (5) and 5 (2) of Regulation 1467/97”

In pratica la Commissione Europea può proporre al Consiglio dell’UE di ritirare i finanziamenti se uno Stato membro non ha adottato azioni correttive per deficit eccessivi. Il regolamento a cui si fa riferimento (1467/1997) è quello che accelera le procedure per deficit eccessivo proprio ai sensi dell’art. 126 (TFUE).

I paesi che non rispettano la disciplina di bilancio del Patto di Stabilità e Crescita possono essere soggetti alle procedure per deficit eccessivi.

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Nell’ultima slide di presentazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) da parte del Governo, qui sopra, non per niente si fa riferimento agli obiettivi di finanza pubblica e sostenibilità del debito nei primi due punti.

Per restituire debiti in valuta estera (come vedremo tali sono i sussidi e i prestiti del Recovery Fund) il settore pubblico deve essere in surplus. D’altra parte, affinché ci sia una crescita stabile e duratura anche il settore privato deve essere in surplus.

Non è possibile che i due settori siano contemporaneamente in surplus. Il settore pubblico dovrà attendere che quello privato faccia surplus per un po' (considerato che è da venticinque anni che fa deficit!). Se la Commissione comincerà, come è probabile dopo la pandemia, a chiedere conto della stabilità e del rientro del debito, a colpi di avanzo primario del 3-4%, la crescita non si innescherà mai e anche se si dovesse innescare prima o poi sarà destinata a spegnersi. Ricordiamoci che a dettare le priorità della nostra politica economica saranno proprio quelli che hanno affossato la nostra economia negli ultimi venti anni.

Inoltre, quella che viene definita come pioggia di miliardi non è altro che ulteriore debito pubblico che uno Stato che usa la sua moneta può permettersi, quelli come l’Italia, che usano una moneta straniera (l’euro), no!

I titoli emessi dalla Commissione sono tutt’altro che Eurobond, cioè garantiti in modo solidale da tutti gli Stati. La solidarietà fra gli Stati è espressamente vietata dai Trattati (art. 125 TFUE). Il debito assunto dalla UE prevede la responsabilità separata e proporzionale dei singoli Stati.

Nessun bond potrebbe violare il divieto di salvataggio finanziario di Stati membri previsto dai Trattati, a meno che questi non vengano modificati.

Di sicuro i prestiti (come dice lo stesso Governo al quarto punto della slide) sono debito ma noi aggiungiamo anche i sussidi. Accadde esattamente la stessa cosa per il debito assunto dall’EFSF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) per finanziare la Grecia nel 2011-2012.

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